- Va bene, vi saluto -.
Mendola l'aspettava nel cortile del Sole, discorrendo sottovoce col Pizzolato, un omaccione senza un pelo di barba, e che parlava come un ventriloquo. Si strinsero la mano, e il Pizzolato li lasciò a discorrere insieme, per correre a dare un'occhiata nel magazzino, e disporre l'occorrente.
Vanni Mendola s'era fatto radere, e aveva messo il vestito nuovo della domenica. Di giorno, così camuffato, sembrava più piccolo e sparuto ancora, con una faccia da pulcino, e un certo ammiccar dell'occhio, che sembrava dicesse delle barzellette a ogni parola, e quando parlava colle donne doveva far loro come il solletico. - Sentite, - disse al Biondo, - com'è vero Dio, me ne dispiace! Alle volte, lo sapete, una parola tira l'altra, e non si sa dove si va a finire. Avrei fatto meglio a tacere, giacché ve la pigliate calda per donna Concettina. Tanto più che non val la pena di ammazzarsi per colei.
- Lo so. Son venuto soltanto per fare il mio dovere.
- Donne! - conchiuse il Mendola, - pazzo chi ci si mette! -
Il Pizzolato s'affacciò di nuovo all'uscio, e disse che era pronto.
- Sentite quest'altra cosa, don Giuseppe. Se volete chiuderle la bocca una volta per tutte, e levarvela di torno, ditele che sapete di un certo segno che le ha lasciato il Mendola. E ho finito.
- Zitto! - interruppe il Pizzolato. - Non bisogna scaldarsi il sangue adesso! -
I giovani del magazzino, occupati a spartire i cenci, sgattaiolarono uno dopo l'altro, dinanzi a un randello che aveva ghermito il padrone.
| |
Sole Pizzolato Pizzolato Mendola Biondo Dio Concettina Mendola Pizzolato Giuseppe Mendola Pizzolato
|