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      - in mezzo a un nugolo di polvere, alberi e casolari che fuggivano, pennacchi di bersaglieri ondeggianti fra i seminati. Di tanto in tanto, in mezzo al frastuono, si udiva un rombo sordo, dietro le colline. E fra gli scossoni dell'affusto, la canzone della partenza che ribatteva: - “Ecco il treno che già parti...” - A galoppo, Marche! - Addio, Morettina! Addio!
      Su, su, per l'erta, sfondando le siepi, sradicando i tralci, saltando i fossati, i cavalli fumanti e colle schiene ad arco, gli uomini a piedi, spingendo le ruote, frustando a tutto andare. Poi, sulla cima del colle, due carabinieri di scorta immobili, a cavallo, dietro un gruppo di ufficiali che accennavano lontano, alle vette coronate di fumo, e dei soldati sparsi per la china, fra i solchi, come punti neri. Qua e là, dei lampi che partivano dalla terra bruna, e il rombo continuo nelle colline dirimpetto, delle nuvolette dense che spuntavano in fila sulla cresta.
      Detto fatto, i pezzi in batteria, e musica anche da questa parte. Allora, dopo cinque minuti, attorno alla batteria cominciò a tirare un vento del diavolo - la terra che volava in aria, gli alberi dimezzati, solchi che si aprivano all'improvviso, dei sibili acuti che passavano sui chepì. Però attenti al comando e nient'altro per il capo - né capelli bianchi, né capelli neri. - Abbracci'avant! - Alt! - Caricat! Prima il povero Renacchi che stava per compir la ferma. - Mamma mia! Mamma mia - Numero due, manca! - Attenti! - Si udiva il comando secco e risoluto del biondo ufficialetto che stava impettito fra i due pezzi, ammiccando nel fumo, cogli occhi azzurri di ragazza, i quali vedevano forse ancora il piccolo coupé nero che aspettava in piazza d'armi, e la mano bianca allo sportello.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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