- Abbracci'avant! - Alt! - Caricat! - Tutt'a un tratto giù in un gomitolo anche lui, fra un nugolo di polvere, gemendo sottovoce e mordendo il cuoio del sottogola. Solo il comandante rimaneva in piedi, ritto sul ciglione, in mezzo al vento furioso che spazzava via tutto, guardando col cannocchiale, come un gran diavolo nero.
Lajn Primo in quel momento stava chino sul pezzo, a puntare, strizzando l'occhio turchino, come soleva fare per dire ad Anna Maria quanto gli piacesse il suo musetto, e facendo segno colla destra al numero tre di spostare a sinistra la manovella di mira, quando venne la sua volta anche per lui. - Ah! Mamma mia! - Colle mani tentò di aggrapparsi ancora all'affusto, delle mani che vi stampavano il sangue - cinque dita rosse. - Numero quattro, manca! - Attenti! -
Il telegrafo portava le notizie, una dopo l'altra: tanti morti, tanti feriti. - Ciascun bollettino cinque centesimi. - Anna Maria ne aveva raccolto un fascio, lì sul cassettone. E poi, due volte al giorno, all'andare e venire dalla fabbrica, passava dalla posta. - Nulla - nulla -. Che gruppo allora nella gola! che peso sul cuore e dinanzi agli occhi! La sera soprattutto, quando sonava la ritirata! La notte che se lo sognava, e lo vedeva sotto il pergolato, canticchiando - “Mi rincresse di lasciarti”, - e le stringeva la mano sulla tovaglia! Avesse avuta la mamma almeno, per sfogarsi! Il babbo, poveretto, cosa poteva farci? notte e giorno sulla macchina, a correre pel mondo. La sua amica Ghita, che non aveva fastidi, lei, e non se la prendeva di nulla, faceva spallucce, ripetendole:
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Anna Maria Maria Ghita
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