Poi egli voleva sapere questo e quello; voleva frugare come un furetto nel presente e nel passato. La faceva ritornare, passo passo, verso quelle memorie che le rifiorivano in cuore come una carezza e una puntura. Era geloso della stradicciuola dove era stata a passeggiare con quell'altro, geloso della campagna che avevano vista insieme, della tavola alla quale s'erano seduti e del vino che avevano bevuto nello stesso bicchiere. Diventava a poco a poco ingiusto e cattivo. Un vero ragazzo, ecco. Un ragazzo bizzoso da mangiarserlo coi baci. Che dolcezza per Anna Maria allora! Che dolcezza triste ed amara! Tutte le lacrime che egli le faceva versare le restavano in cuore, e glielo rendevano più caro.
Le bruciava le labbra! ma infine... infine glielo disse: - Non ci penso più, ti giuro! Non ci penso più a quell'altro!... - Cesare non voleva crederle! Anzi, a ogni cosa che ella facesse per provarglielo, ogni bacio, ogni carezza, ogni parola, era come se quell'altro si mettesse fra loro due. Allora Anna Maria un sabato sera gli fece segno dalla finestra, con tutte e due le braccia, col viso illuminato. - Domani! Domani! - E all'ora solita si vestì in fretta, colle mani tremanti, tutta radiosa, le calze rosse, le scarpe lucide, la giacchetta attillata, tale quale come quel giorno ch'era andata l'ultima volta coll'artigliere, e volle condurlo proprio là, nel sentieruolo sotto i pioppi. - Perché? cosa vuoi fare? - domandava Cesare. - Vedrai! Vedrai! -
Erano cresciute delle altre fronde all'olmo, nel maggio che fioriva, del verde che celava i due cuori color di ruggine, legati insieme dalla croce.
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Anna Maria Anna Maria Cesare
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