Pagina (666/993)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      - Lasciatemi! lasciatemi! -
      Appena la riconobbero, così rabbuffata, a quel po' di luce del lampione, scoppiarono improperi e parolacce:
      - È la Mora! quella donnaccia! l'amante del Crippa! -
      Come se gli avesse parlato il cuore, al disgraziato! Giusto in quei giorni, era stato dal maresciallo a denunziargli la sua amante, che voleva giocargli qualche brutto tiro: - La Mora non vuole lasciarmi tranquillo, ora che ho preso moglie, signor maresciallo -. E il maresciallo aveva risposto: - Va bene - al solito, senza pensare a ciò che potesse covare dentro di sé una donna come quella. Ora le guardie arrivavano dopo che la frittata era fatta, sbracciandosi a gridare: - Largo! Largo! -
      In quel momento si udì un urlo straziante, e si vide correre verso la bottega del farmacista, dove stavano medicando il ferito, una donna colle mani nei capelli. Era l'altra, la moglie vera, che piangeva e si disperava, gridando: - Giustizia! Giustizia, signori miei! Me l'ha ucciso, quell'infame, vedete! - Il Crippa, abbandonato su di una seggiola, tutto rosso di sangue, col viso bianco e stravolto, la guardava senza vederla, come stesse per lasciarla dopo soli due mesi di matrimonio, poveretta! La folla voleva far giustizia sommaria della Mora, ch'era rimasta accasciata sul marciapiedi, in mezzo agli urli e alle minacce della folla, come una lupa. Arrivarono sino a darle delle pedate nel ventre; tanto che le guardie dovettero sguainare le daghe per menarla in prigione, in mezzo ai fischi, che sembrava una frotta di maschere.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





Mora Crippa Mora Crippa Mora