- Avessi saputo la bella zia che mi toccava!... Vorrei pigliarmi gli anni e i malanni di mio zio, stanotte! -
Chiusa la porta, quando tutti se ne furono andati, compare Nanni condusse la sposa a visitare le stanze, il granaio, sin la stalla, e tutto il ben di Dio. Dopo posò il lume sul canterano, accanto al letto, e le disse:
- Ora tu sei la padrona -.
Raffaela, che sapeva dove metter le mani, tanto gliene aveva parlato sua madre, chiuse gli ori nel cassetto, la veste di lana e seta nell'armadio; legò le chiavi in mazzo, così in sottanina com'era, e le ficcò sotto il guanciale. Suo marito approvò con un cenno del capo, e conchiuse:
- Brava! Così mi piaci! -
Tutto andava pel suo verso. Nanni Volpe badava alla campagna, duro come la terra, e sua moglie poi gli faceva trovare la camicia di bucato bella e pronta sul letto, quando tornava il sabato sera, la minestra sul tagliere, il pane a lievitare per l'altra settimana. Teneva conto della roba che il marito mandava a casa: tanti tumoli di grano, tanti quintali di sommacco, tutto segnato nelle taglie, appese in mazzo a pié del crocifisso; buona massaia e col timor di Dio, a messa col marito la domenica e le feste, confessarsi due volte al mese, e il resto del tempo poi tutta per la casa, sino a far la predica al marito, se Carmine, il nipote povero, veniva a ronzargli intorno.
- Non gli date nulla, a quel disutilaccio, o se no, non ve lo levate più di dosso. A lasciarli fare, i vostri parenti, vi mangerebbero vivo -.
E compare Nanni si fregava le mani, e rispondeva:
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