Gli aveva detto, è vero, in prima sera, di aiutarla a cavar fuori il bucato; ma credeva che a quell'ora se ne fosse già andato da un pezzo.
Nanni, rammollito dal letto e dalla malattia, lasciava dire e lasciava fare. Però, testa fina di villano, col naso sotto il lenzuolo, pensava ai casi suoi e al modo di levare i piedi da quel pantano, senza lasciarci le scarpe.
- Senti, - disse alla moglie appena giorno. - Ho pensato di far testamento.
- Che malaugurio vi viene in mente adesso?
- No, no, figliuola mia. Ho i piedi nella fossa. Mi son logorata la pelle per far la roba, e voglio aggiustare i conti prima di lasciar la fattoria.
- Almeno si può sapere che intenzioni avete?
- Quanto a questo sta' tranquilla. Sai come dice il proverbio? “L'anima a chi va e la roba a chi tocca”.
- Dio vi terrà conto del bene che mi avete fatto e che mi fate! - rispose Raffaela intenerita. - Mi avete presa nuda e cruda come un'orfanella, e anch'io vi ho rispettato sempre come un padre.
- Sì, sì, lo so, - accennò il marito, e la nappina del berretto che accennava di sì anch'essa. Volle pure confessarsi e comunicarsi, per essere in pace con Dio e cogli uomini, quando il Signore lo chiamava. Mandò a cercare persino suo nipote, e gli disse:
- Bestia, perché sei scappato? Avevi paura di me, che sono il sangue tuo? -
Carmine, come un baccellone, non sapeva che rispondere, dondolandosi or su una gamba e ora sull'altra, col berretto in mano.
- Rimetti il tuo berretto, - conchiuse lo zio Nanni. - Qui sei in casa tua, e puoi venirci quando vuoi.
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Raffaela Dio Nanni
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