Dal ballatoio della gnà Giovanna suo marito chiamava gente anche lui, in fondo alla piazza, agitando le braccia in aria. - Quello! Quello! - gridavasi da un crocchio all'altro. E il vecchio carponi era corso a rintanarsi. Sul finestrino del carrozzone era passata una figura scarna di donna, coi capelli scarmigliati; poi s'erano uditi strilli di ragazzi e pianti soffocati. Dalla strada principale giungevano il farmacista, il Capo Urbano, le guardie, col giglio sul berretto e grossi randelli in mano. La folla dietro, come un torrente, mormorando, uomini torvi, donne col lattante al petto. Da lontano, verso San Rocco, la campana sonava sempre a distesa. Don Ramondo, colle mani e colla voce andava dicendo alla folla: - Largo, largo, signori miei! Lasciatemi vedere di che si tratta -. Poi sgusciarono dentro il baraccone tutti e due, lui e il Capo Urbano; le guardie sbatterono l'uscio sul naso ai più riottosi. Ci fu un po' di parapiglia, un po' di schiamazzo, qualche pugno sulla faccia. Infine il farmacista e il Capo Urbano ricomparvero vociando tutti e due che non era nulla, il Capo Urbano sventolando un foglio di carta in aria, don Ramondo sgolandosi a ripetere: - Niente! Niente! Son poveri commedianti che vanno intorno per buscarsi il pane. Poveri diavoli morti di fame -.
La folla nonostante li seguiva mormorando e accavallandosi come un mare. Sulla piazza il Capo Urbano fece anche lui il suo discorsetto: - Via! via! State tranquilli. Sono o non sono il Capo Urbano? - Poi infilò l'uscio della farmacia con don Ramondo.
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