- Poi, come s'irrigidì, colla barba in aria, e i figliuoli si misero ad urlare più forte, aggrappandosi alle coperte di lui che non udiva, don Ramondo prese il suo cappello, e la donna gli corse dietro in sottana com'era, colle mani nei capelli, gridando aiuto per tutto il vicinato. Spuntava l'alba serena nel cielo color di madreperla; alla chiesa, lassù, si udiva sonare la prima messa.
Per le stradicciuole ancora buie si udiva uno sbatter d'usci, un insolito va e vieni, un mormorio crescente. Sull'angolo della piazza, nel caffè di Agostino il portalettere buon'anima, avevano dimenticato il lume acceso, nella bottega vuota, i bicchieri ancora capovolti nel vassoio, e dinanzi all'uscio c'era un crocchio di gente che discuteva colla faccia accesa. Neli, il maggiore dei figliuoli, sporgeva il capo di tanto in tanto fra le tendine dello scaffale, più pallido del suo berretto da notte, cogli occhi gonfi, per vedere se qualcuno venisse a prendere il rum o l'acquavite. E a tutti coloro che l'interrogavano dall'uscio, senza osare di entrare, rispondeva quasi sempre scrollando il capo: - Così! Sempre la stessa! - Poi si vide uscire dalla parte del vicoletto la ragazzina che andava correndo dal sagrestano per le candele benedette.
Ogni momento giungeva qualcheduno che veniva dalla casa di Zanghi, e aveva visto dall'uscio spalancato il letto in fondo alla camera, col lenzuolo disteso, le candele accese al capezzale e i figliuoli che piangevano. Altri portavano altre brutte notizie. - Il Capo Urbano che stava imballando le materasse; il farmacista che tardava ad aprire la bottega.
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Ramondo Agostino Zanghi Capo Urbano
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