Di poi quella finestra rimase chiusa e buia la notte; e le altre accanto si aprirono ogni mattina a lasciare entrare l'estate che veniva. E la sera perfino vi si affacciavano timidamente delle giovanette vestite di nero, che ascoltavano in silenzio la canzone nuova, il suono del pianoforte di sotto, e il chiacchiericcio dei vicini.
Una mattina di settembre si videro tutte le finestre spalancate, e le stanze vuote, anche quella gialla, che si era spogliata delle meschine tende bianche, e mostrava una gran macchia di un giallo pił carico al posto del letto che non c'era pił. Quelle povere masserizie erano sgomberate silenziosamente nella notte, coll'umile famigliuola timida. Una vecchia serva venne a pigliare il vaso di garofani, mentre il padrone di casa andava guardando per ogni dove coi muratori, gridando e bestemmiando. Egli additava le macchie della vecchia tappezzeria gialla, e i mattoni rotti del pavimento, sputando pel disgusto su quei guasti: tanto che la vecchierella se ne andņ a capo chino, portandosi sotto lo scialle il vaso di garofani come una reliquia.
I muratori si misero a scrostare e martellare da per tutto. E da mattina a sera udivasi la sega del falegname che strideva. Nell'ultima camera avevano alzato un gran ponte, e attraverso quei trespoli si vedevano pendere i brandelli della carta gialla. Dopo vennero pittori tappezzieri, e le persone ch'erano sloggiate un mese prima non avrebbero ritrovato pił le memorie delle loro ore d'angoscia in quelle stanze tappezzate di nuovo e ridenti.
| |
|