.. Gli oziosi che stanno a vederti dal marciapiedi! Quante volte ti ho aspettata anch'io, lì... Lo sai che ti vedo... e ti accompagno cogli occhi, io pure... passo passo, come tu promettesti di pensare a me?... Come ero felice di sentirti parlare, di sentirti dire che volevi seguirmi col pensiero, col cuore, ogni momento, dacché avrei messo il piede sul ponte, nella cabina, a tavola!... Povera e cara Ginevra! ti seccava che ci dovesse venire quell'altra, a tavola! Ti seccava, come mi secca che Alvise ti abbia accompagnata... Eri gelosa... E senza motivo, credi! Colei ha capito subito che son ben preso, sino ai capelli, tutto tuo!... Non è mica una sciocca la signora Maio!... E a tavola non vorrà perdere il tempo a farmi ammirare le sue smorfie, come le chiami, cattiva! Non vorrà che io rida di lei sotto i baffi... Ed io non voglio ch'essa rida di me, se non mi vede a pranzo, se le lascio immaginare che io stia qui a pascermi di lai... com'ella suol dire quando il suo musetto sardonico vi mette tutti i diavoli in corpo.
La signora Maio però non era scesa a tavola. Il posto di lei rimaneva vuoto, a destra del capitano. Ma l'udivo muoversi nella cabina, dietro le mie spalle, con un fruscìo d'abiti che mi turbava, a volte sommesso, quasi timido e pudibondo, a volte alto e brusco, come agitato da un'improvvisa fantasia. Che diavolo faceva la bella signora? Si sentiva male? Stava per coricarsi? Non la finiva più di sgusciare delle sottane e di sfibbiare dei ganci?... Il vestito, no.
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Ginevra Alvise Maio Maio
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