- Ah, Dio!... -
Suo marito entrava in quel momento nel salottino, diritto, calmo, arrotolando fra le dita una sigaretta. Poi si chinò per accenderla a quella di Casalengo, mentre la moglie in fondo alla sala, sentivasi venir meno, colla visione di quei due uomini che si trovavano faccia a faccia negli occhi stralunati. La contessa, che vedeva ogni cosa dal suo posto, si mosse subito, e passò immediatamente nella stanza dove fumavasi.
- Ah, Dio mio! - balbettò la povera Ginevra.
- Via, mia cara!... Vedi!... È lì la contessa. Non c'è pericolo pel momento... -
Essa, interrottamente, con un soffio di voce, le labbra smorte e convulse, gli sguardi erranti qua e là, disse cosa era stato.
- L'ordinanza l'ha visto venire ieri sera... tardi... Ha detto ogni cosa a mio marito... io non ho avuto tempo di suggerire una scusa a lui... -
Intanto davano mano a sgombrar la sala per far quattro salti. I giovani aiutavano, allo scopo di impietosire la padrona di casa e strapparle un sì. Ma la contessa tappavasi le orecchie per non lasciarsi sedurre, ostinata, inflessibile, tossendo in mezzo al fumo delle sigarette, diceva sempre di no, ridendo e colle lagrime agli occhi.
- No, no... Dite anche di no, voialtri signori mariti!... Aiutatemi!... Lo faccio per voialtri... È tardi... Me ne dispiace, miei cari giovinotti, ma questo non era nel programma... Non voglio farmi tanti nemici... - Il Comandante Silverio l'appoggiava ridendo. Anzi, si avvicinò alla moglie, per farle osservare dolcemente ch'erano circa le due, che essa aveva l'aria un po' stanca, che si sarebbe affaticata troppo e sarebbe stata una vera imprudenza per lei così delicata.
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