- esclamò Aldini fuori di sé, tentando di prendersela fin da quel momento fra le braccia avide.
- No! - rispose lei, mettendogli le mani sul petto. - Non ancora... Quando sarò libera... e tua! -
Casalengo fu ripreso bruscamente da un accesso dell'amore antico, appena essa gli fece capire che il suo era morto, lì, presso quel tavolinetto, dove l'avevano strascinato un pezzo, per abitudine e per dovere, nella mezz'ora prima di pranzo che il suo amico, sempre galante e gentiluomo, non mancava mai di dedicarle. Ora egli sentivasi mordere al cuore dal pensiero che un altro le facesse tremare la voce ed il cuore come un tempo aveva fatto lui, come sembravagli di provare ancora dentro di sé in quel momento - e che fosse stato sempre così, e che dovesse durare eternamente, anche per lei...
Ella prese un fiore che si piegava avvizzito nel vasetto d'argento, e gli disse tristemente:
- Vedete questa rosa che mi avete donata ieri? -
Casalengo chinò la fronte sulla mano, e tacque un istante.
- Partirete? - domandò poi.
- Sì.
- Per dove? -
Ella non rispose.
- Volete darmi almeno quel fiore? - chiese tristemente Alvise.
Ella esitò alquanto, prima di rispondere.
- Grazie!... Voi sapete vivere... -
Egli si alzò in piedi, leggermente pallido, stretto nel vestito che gli dava ancora la sua aria militare, ma perfettamente padrone di sé, col sorriso un po' ironico dei suoi bei giorni.
- E lasciar vivere... sì, ho imparato a mie spese. Mi permettete di darvi un consiglio, in nome di questa benedetta esperienza?
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Aldini Alvise
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