- Amore... chi lo sa?
Anch'io avevo amato Casalengo... o m'era parso, prima di lasciarlo per quell'altro... Per una parola che ci suoni meglio all'orecchio, per un'occhiata che lusinghi il nostro vestito nuovo, per una frase musicale che ci faccia sognare ad occhi aperti... Ecco perché ci perdiamo, e ciò che forma quest'amore. Quando egli non ebbe più dinanzi altre seduzioni con cui confrontare la mia, quando non temé più altri rivali... Una mattina, sull'alba, tornò pallido e fosco. Aveva perduto. Giuocava da un pezzo, da che non mi amava più. E si voleva uccidere perché non poteva pagare... Non per me... Lui che aveva tutte le delicatezze, tutta la poesia, tutta la nobiltà dell'animo.
E l'ultima rottura fra di noi, l'ingiuria che non poté perdonarmi, fu quando gli offrii d'aiutarlo, io ch'ero parte di lui, che vivevo soltanto per lui, che gli avevo sacrificato ben altro, che non sapevo cosa farmi del mio denaro... Mi lasciava appunto per questo, perché egli non ne aveva più. L'onore degli uomini è così fatto. Poi, quand'egli fu partito, colui che aveva detto di non poter vivere senza di me, lasciandomi sola e moribonda in un albergo... mio marito ebbe pietà di me - lui che non mi amava più e non doveva più amarmi... Pagò un altro debito d'onore anche lui... -
Parlava calma, con un filo di voce, interrompendosi di tratto in tratto e lasciando morire in un soffio certe parole. Le passò sul volto un sorriso che la fece sembrare più pallida.
- Povero d'Arce! V'ho intronate le orecchie per narrarvi le solite storie.
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Casalengo Arce
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