Essa volle festeggiare con lui l'ultima sera dell'anno, e invitò pochi amici. Le avevano apparecchiato un tavolino accanto al letto, e dei fiori, un gran numero di candele nella camera. Era raggiante, poveretta, e sembrava proprio una bambina, sparuta, fra le gale e i pizzi della cuffia e del corsetto. Ci salutava col capo ad uno ad uno, alzando verso di noi la coppa nella quale aveva fatto versare un dito di champagne, e beveva cogli occhi alla nostra salute, senza accostarvi le labbra, come sapesse ciò che si trova in fondo al bicchiere, come anche i nostri auguri la rattristassero. Infine si lasciò vincere dalla comune gaiezza; parve che tornasse a sorridere a una vaga speranza, e sorrideva a tutti, a tutti noi, cogli occhi e le labbra, col viso pallido e magro.
Il capo d'anno le recai dei fiori, un gran fascio di rose che ero andato a cogliere per lei a Capodimonte. Ella si levò giuliva a sedere, e le volle sul letto, tutte. Ripeteva: - Quante! quante! - scegliendo le più belle, immergendovi le mani...
Era tanto contenta! Mi mostrò i regali che le avevano mandato gli amici, e le amiche... - tutti quanti! - La camera n'era piena, sulle mensole, sul canapè, da per tutto. Ella indicava ad uno ad uno il nome del donatore. Dalla gioia mi pose un braccio intorno al collo, dicendomi:
- Ma nessuno come voi!... nessuno! Voi siete il mio caro fratello, non è vero? E mi vorrete sempre bene così, sempre sempre... perché non fummo mai altro!... Un momento... ci fu il pericolo... Vi rammentate?
| |
Capodimonte
|