- Nulla di nuovo, - rispondeva lui. - La solita febbriciattola... il solito squilibrio nervoso... -
Ma quando furono in un salottino appartato, si piantò ritto dinanzi alla contessa, e disse bruscamente:
- La sua figliuola è innamorata di questo signor Danei -.
La contessa non rispose sillaba. Solo impallidì orribilmente, e per istinto si portò le mani al petto.
- È un po' di tempo che lo sospettavo, - riprese il medico con certa rude franchezza. - Ora ne son certo. È una complicazione nella malattia, che per la estrema sensibilità dell'inferma, in questo momento, può farsi grave. Bisogna pensarci.
- Lui! - fu la prima parola che sfuggì alla madre, quasi fuori di sé.
- Sì, il polso me l'ha detto. Lei non aveva alcun indizio? Non ha mai sospettato qualche cosa?
- Mai!... Bice è così timida... così...
- Il marchese Danei viene spesso in casa? -
La poveretta, sotto lo sguardo fisso e penetrante di quell'uomo che assumeva l'importanza di un giudice, balbettò:
- Sì.
- Noi altri medici alle volte abbiamo cura d'anime, - aggiunse il dottore sorridendo. - Forse è stata una fortuna che quel signore sia venuto mentre io ero qui.
- Ma ogni speranza non è perduta, dottore? Per l'amor di Dio!...
- No... secondo i casi. Buona sera -.
La contessa rimase un momento in quella stanza, quasi al buio, asciugandosi col fazzoletto il freddo sudore che le bagnava le tempie. Quindi ripassò per la sala, rapidamente, salutando gli amici con un cenno del capo, guardando appena Danei, ch'era in un canto, nel crocchio degli intimi.
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Danei Danei Dio Danei
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