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      - chiese appena lo vide. - Perché non è venuta?
      Egli balbettava, quasi pallido quanto lei, sentendosi anch'esso un sudore freddo alla radice dei capelli.
      - Siete stato voi... a dirle che non venisse?... - seguitava lei colla voce tronca e soffocata.
      Egli non le aveva mai udito quella voce, né visto quegli occhi. Una donna, china sul capezzale, sforzavasi di calmare l'inferma. Infine essa tacque, abbassando le palpebre, stringendo forte le mani sul petto.
      Volle confessarsi la sera stessa. Dopo che si fu comunicata fece chiamare di nuovo il genero, e gli strinse la mano, quasi per chiedergli perdono.
      Nella stanza vagava l'odore dell'incenso - l'odore della morte; soffocato di tratto in tratto da un odore più acuto di etere, penetrante, che pigliava alla gola. Delle ombre livide sembravano errare sul volto della moribonda.
      - Ditele... - balbettò la poveretta. - Dite a mia figlia... -
      L'affanno la vinceva, soffocandole le parole nella strozza, facendole stralunare gli occhi deliranti. Allora accennò che non poteva più, con un moto del capo desolato.
      Di tanto in tanto bisognava sollevare di peso sui guanciali quel povero corpo consunto, nell'angoscia suprema dell'agonia. Ella però faceva segno che Roberto non la toccasse. Le si erano quasi sciolti i capelli, tutti bianchi.
      - No... no... - furono le ultime sue parole che si udirono gorgogliare indistinte. Giunse le mani per chiudere la battista che le si era aperta sul petto, e così passò, colle mani in croce.
     
     
      ULTIMA VISITA
     
      “Vorrei morir...”.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





Roberto Vorrei