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      “Non pur me, ma infiniti signori questo amore ha fatto suoi vassalli, principessa adorata!...”
      - Tu non me la dài a intendere! - brontolava l'oste colla figliuola. - Che diavolo hai in testa? Mi sbagli il conto del vino... Gli avventori si lamentano... Questa storia non può durare -.
     
      La catastrofe avvenne alla gran scena in cui la bella Antinisca ritorna alla città di Presopoli, e Guerino “quando la vidde” dice la storia “s'accese molto più del suo amore”. Smaniava per la scena, sbalestrando le gambe di qua e di là, alzando tratto tratto le braccia al cielo, squassando il capo quasi colto dal mal nervoso. Diceva, con la bella voce cantante di don Candeloro:
      “O Dio, dammi grazia ch'io mi possa difendere da questa fragil carne, tanto ch'io trovi il padre mio, e la mia generazione”.
      E la bella Antinisca, dimenandosi anch'essa, e lagrimando (si capiva dalle mani che le sbattevano al viso):
      “O Signor mio, io speravo sotto la vostra spada di esser sicura del Regno che voi mi avete renduto, per questa cagione vi giuro per li Dei che come saprò, che voi siete partito, con le mie proprie mani mi ucciderò per vostro amore, e se mi promettete, che finito il vostro viaggio ritornerete a me, io vi prometto aspettarvi dieci anni senza prender marito”.
      “Non per Dio, sarete vecchia” disse il Meschino. “Questo non curo, pur che voi giuriate di tornare a me, di non pigliare altra donna”. (Veramente la bella Antinisca aveva una voce di grilletto che faceva ridere gli spettatori, giacché don Candeloro per le parti di donna aveva dovuto scritturare a giornata un ragazzetto che cominciava adesso a farsi grandicello, e per giunta recitava come un pappagallo, talché alle volte il principale, sdegnato, gli assestava delle pedate, dietro la scena). Allora la bella Antinisca cadde d'un salto fra le braccia del Guerino, piegata in due dalla tenerezza, e Grazia, arrampicata al finestrino, si sentì balzare così il cuore nel petto, che le sembrava proprio di essere nei panni dei due felici amanti, allorché il Meschino, in presenza di Paruidas, Armigrano e Moretto, giurò per tutti i sagramenti di farla sua donna e legittima sposa.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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