- Quando saremo marito e moglie, le parti di donna le farai tu! - le aveva detto don Candeloro. E la ragazza, ambiziosa, si sentiva gonfiare il petto dalla gioia, a quelle scene commoventi che facevano drizzare i capelli in capo ad ognuno, e si vedevano degli uomini con tanto di barba piangere come bambini, fra gli applausi che parevano subissare il teatro. - Sì! sì! - disse Grazia in cuor suo.
Il babbo invece disse di no. C'erano continuamente delle scene fra padre e figlia; quello ripetendo che la storia non poteva durare, e minacciando la ragazza di tornare a maritarsi, e metterle sul collo la matrigna. Lei dura nel proposito: o don Candeloro, o la morte! Quando don Candeloro andò a far domanda formale, vestito di tutto punto, l'oste rispose:
- Tanto onore e piacere. Ma ciascuno sa i fatti di casa sua. Sono vedovo, non ho altri figliuoli, e mi abbisogna un genero che mi aiuti...
- Allora vuol dire che non son degno di tanto onore! - balbettò don Candeloro facendosi rosso, e piantandosi di tre quarti, colla canna d'India appoggiata all'anca.
- Nossignore, l'onore è mio.
- L'onore è vostro, ma vostra figlia non me la date...
- Nossignore. Come volete sentirla?
- Va bene. Umilissimo servo! - conchiuse don Candeloro calcandosi con due dita la tuba sull'orecchio, e se ne andò mortificatissimo.
- Senti - disse poi alla Grazia dal finestrino. - Tuo padre è un ignorante che non capisce nulla. Bisogna prendere una risoluzione eroica, hai capito? -
La ragazza esitava a prendere la risoluzione eroica di infilare l'uscio e venirsene a stare con lui, per costringere poi il babbo ad acconsentire al matrimonio.
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