Ma l'oste prometteva di metterne al mondo quanto il Gran Sultano, e di campare gli anni del Mago Merlino. Ogni volta che gli partoriva la moglie o la figliuola, invitava tutto il parentado a fare una bella mangiata.
Crescevano i figliuoli, e i pesi del matrimonio; ma viceversa poi diminuivano gli introiti e il favore popolare. Quella gran bestia del pubblico s'era lasciato prendere a certe novità che avevano portato Bracone il vecchio e il proprietario del SAN CARLINO. Adesso nei teatrini di marionette recitavano dei personaggi in carne ed ossa, la Storia di Garibaldi, figuriamoci, ed anche delle farsacce con Pulcinella; e vi cantavano delle donne mezzo nude che facevano del palcoscenico un letamaio. La gente correva a vedere le gambe e le altre porcherie, tale e quale come le bestie, che don Candeloro ne arrossiva pel mestiere, e preferiva piuttosto fare il saltimbanco o il lustrascarpe, prima di scendere a quelle bassezze. Per non recitare alle panche era arrivato a far entrare in teatro gratis dei vecchi avventori, fedeli alle belle Storie d'Orlando e dei Paladini antichi, coi quali almeno si sfogava dicendo vituperi dei suoi colleghi:
- Perché non mettere le persiane verdi alle porte, come certi stabilimenti?... Sarebbe più pulito. Dovrebbe immischiarsene la Questura, per Satanasso! -
Però l'ignoranza e l'ingratitudine del pubblico gli facevano cascare le braccia. Non valeva proprio la pena di sudare coi libri, e spendere dei tesori per dare roba buona a degli asini. - Volete lavare la testa all'asino?
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