E ci dovette arrivare anche lui, Candeloro Bracone, a fare il pagliaccio se volle aver gente nel suo teatro, e a rappresentare le pantomime nelle quali pigliavasi le pedate nel didietro dal minore dei suoi ragazzi per far ridere “la platea”. Quando vide che il pubblico non ne mangiava più in nessuna salsa delle “marionette parlanti”, e ci voleva dell'altro per cavar soldi da quei bruti, ebbe un'idea luminosa che avrebbe dovuto fare la fortuna di un artista, se la fortuna baldracca non ce l'avesse avuta a morte con lui... - Ah, vogliono i personaggi veri?...-
Un bel giorno si vide annunziare sul cartellone che la parte di Orlando, nei Reali di Francia, l'avrebbe sostenuta don Candeloro in persona “fatica sua particolare!” E comparve davvero sul palcoscenico, lui e tutta la sua famiglia, in costume, e armato di tutto punto: delle armature ordinate apposta al primo lattoniere della città, e che erano costate gli occhi della testa. Il pubblico sciocco invece, al vedere quei ceffi di giudei che toccavano i cieli col capo, e suonavano a ogni passo come scatole di petrolio, si mise a ridere e a tirare ogni sorta d'immondizie sui Paladini, massime allorché ad Orlando cadde di mano la spada, ed egli, tutto chiuso nell'armi, non poté chinarsi per raccattarla. Urli, fischi e mozziconi di sigari in faccia ai Reali. Un putiferio da prendere a schiaffi tutti quanti, o da passar loro la spada attraverso il corpo, se non fosse stata di latta, pensando a tanti denari spesi inutilmente.
Da per tutto, ove si ostinava a portare i Paladini di Francia “con personaggi veri” trovava la stessa accoglienza: torsi di cavolo e bucce d'arance.
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