Il pubblico andava in teatro apposta colle tasche piene di quella roba. Non li volevano più neanche “coi personaggi veri” i Paladini! Volevano le scempiaggini di Pulcinella, e le canzonette grasse cantate dalle donne che alzavano la gamba.
- E tu fagliele vedere le gambe! - disse infine alla moglie don Candeloro infuriato. - Diamogli delle ghiande al porco! -
Lui stesso, colle sue mani, dovette aiutare la Grazia ad accorciare la gonnella, litigando con lei che pretendeva di non esser nata per quel mestiere, e si vergognava all'udire i complimenti che il pubblico indirizzava ai suoi stinchi magri. - Per che cosa sei nata? per far la principessa? Il pane te lo mangi, però! - Lui invece era preso adesso dalla rabbia di mostrare ogni cosa, a quegli animali, la moglie, la figliuola ch'era più giovane e chiamava più gente. - Anch'io, se vogliono vedermi!... Voglio calarmi le brache in faccia a quelle bestie! - Faceva delle risate amare, povero don Candeloro! Cercava le farsacce più stupide e più indecenti. Si tingeva il viso per fare il pagliaccio. Sputava sul pubblico, dietro le quinte! - Porci! porci! -
LE MARIONETTE PARLANTI
Si rappresentaCome il MESCHINO andò per le CAVERNE
E trovò MACCO in forma di SERPENTECol quale parlò
E giunse alla PORTA dellaFATA
Indi farsa conPULCINELLA
Il cartellone portava dipinto il Meschino, armato di tutto punto contro un drago verde, il quale vomitava delle lettere rosse che dicevano: Ebbi nome MACCO, e andai facendo male sin da piccino: tutta opera di don Candeloro, il quale dipingeva anche le scene, suonava la gran cassa, vestiva i burattini e li faceva parlare, aiutato dalla moglie e dai cinque figliuoli, talché in certe rappresentazioni c'erano fin venti e più personaggi sulla scena, combattimento ad arma bianca, musica e fuochi di bengala, che chiamavano gran gente.
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