Chi si lagnò sul serio poi fu don Candeloro, che non poteva più maneggiare quel birbo di Martino, divenuto insolente e pigro, minacciando ogni momento di piantar baracca e burattini e andarsene pei fatti suoi.
- Ora che t'ho insegnato la professione, e t'ho messo all'onor del mondo!... ribaldo, fellone!... -
Violante piangeva e supplicava l'amante di non abbandonarla in quel punto.
- Che vuoi? - disse Martino. - Sono stanco di lavorare come un asino pei begli occhi di non so chi. Ci levano la pelle. Non ci lasciano respirare un momento, neppure per trovarci insieme... -
In tre mesi soltanto quattro volte, di notte, a ruba ruba, con una paura del diavolo addosso! Una sera che babbo e mamma avevano mangiato bene e bevuto meglio, la ragazza andò a trovare il suo Martino in sottana, che sembrava la Fata Bianca, sciogliendosi in lagrime come una fontana.
- Che facciamo, Dio mio?... Tu dormi invece!...
- Eh? Che vuoi fare? - rispose lui fregandosi gli occhi.
- Non posso più nascondere il mio stato... La mamma mi tiene gli occhi addosso... Bisogna confessare ogni cosa... Tu che hai più coraggio...
- Io, eh? Perché tuo padre mi dia il resto del carlino? Grazie tante! Piuttosto infilo l'uscio e me ne vo. Se tu vuoi venire con me, poi... -
L'idea gli parve buona e l'accarezzò per un po' di tempo.
- Io so fare il salto mortale, l'uomo senz'ossa, il gambero parlante. Tu sei una bella ragazza... Sì, te lo dico in faccia... Vestita in maglia, a raccogliere i soldi col piattello, la gente non si farà tirar le orecchie per mettere mano alla tasca.
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