- Li ho visti io, - disse un ragazzo: ce n'è sempre di cotesti: - Son fuggiti per di qua -.
Martino e la Violante correvano ancora infatti, tanta era la paura. Allorché incontravano dei carri per la strada, Violante si buttava dietro una siepe, poich'era in sottanina bianca, così come aveva potuto svignarsela mentre vestivasi per la farsa. Martino, più furbo, fingeva d'andare pe' fatti suoi, o di allacciarsi una scarpa. Poi, quando furono ben lontani, si accoccolarono dietro un muro, e mangiarono del salame, che Martino, innamorato com'era, aveva pensato a mettere da parte. Violante, più delicata e sensibile, badava piuttosto a guardare le stelle, pensando a quel che aveva fatto.
- Dove si va adesso? - chiese sbigottita.
- Domani lo sapremo - rispose lui colla bocca piena.
Cominciava a spuntare il giorno. Violante non aveva portato altro che uno scialletto logoro, sulla sottanina, e tremava dal freddo.
- Hai paura forse? - chiese lui.
- No... no... con te, mio bene... -
Le venivano in mente allora le parlate d'amore che aveva imparato a memoria pei burattini, allorché Martino rispondeva colla voce grossa e facendo smaniare d'amore Orlando e Rinaldo. Così le damigelle e le principesse si lasciavano rapire dall'amante sui cavalli alati. Martino fermò un carrettiere che andava per la stessa via, e combinò di montare sul carro, lui e la Violante, pagando.
- Hai dei soldi? - chiese lei sottovoce.
- Sì, sta zitta -.
Dopo, per giustificarsi, si sfogò a dir male dei genitori di lei, che li facevano lavorare per nulla e si arricchivano a spese loro.
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