- Che pace? Con quella canaglia?... Voglio mangiargli il cuore a tutti e due! - sbraitò raccogliendo i suoi cenci, e tanti saluti alla compagnia!
Il povero merciaio, che si vide cadere sulle braccia la Violante più morta che viva, e gravida di sette mesi per giunta, protestò la sua innocenza, e se la diede a gambe anche lui, la stessa notte. Sicché la sventurata rimase senza amici e senza quattrini, in mezzo a una via, e dovette lasciare all'Ospizio di Maternità il frutto del suo bell'amore.
Così babbo don Candeloro, passando da quelle parti, raccolse di nuovo nell'ovile la pecorella smarrita, ché la misericordia paterna è grande assai, e la ragazza, nel teatro delle MARIONETTE PARLANTI, riusciva di molto aiuto, massime ora che la mamma cominciava a sentire gli acciacchi degli anni e della figliuolanza. Violante lavava, cucinava, aiutava i fratelli nelle prove, mentre il genitore smaltiva l'uggia al caffè. Le marionette in mano sua parlavano davvero. Se la mettevano poi a riscuotere i soldi, in maglia carnicina, la gente entrava in teatro soltanto per rasentarle i fianchi. Sembrava la Fortuna delle “Marionette parlanti” come si suol dipingere, col piede sulla ruota e rovesciando il corno dell'abbondanza sul prossimo suo.
- Madre natura m'ha fatto così, - ripeteva dal canto suo don Candeloro nel crocchio degli amici, che si rinnovano sempre in ogni paese e in ogni caffè nuovo, - il cuore largo come il mare e le braccia aperte... -
Cogli anni era diventato filosofo. Aveva imparato a conoscere i capricci della sorte e l'ingratitudine degli uomini.
| |
Violante Ospizio Maternità Candeloro Fortuna Marionette Candeloro
|