Perciò pigliava il tempo come veniva, e gli amici dove li trovava. Si contentava di portare il corno di corallo fra i ciondoli dell'orologio, e un ferro di cavallo, del piede sinistro, inchiodato sulle assi della baracca.
Era andata su e giù quella baracca. Una volta, quando i figliuoli, fatti grandicelli, aiutavano anch'essi colle forze e nelle pantomime, le MARIONETTE PARLANTI contavano fra le prime di quante ne fossero in giro, e si stava bene. Poi i ragazzi erano sgattaiolati di qua e di là, in cerca di miglior fortuna o dietro la gonnella di qualche donnaccia dello stesso mestiere, e don Candeloro per aiutarsi era stato costretto a riprender Martino che aveva incontrato a Giarratana povero in canna, e ridotto a far qualsiasi cosa per il pane.
- Sono nato senza fiele in corpo, come i colombi, - disse allora don Candeloro. - Le anime grandi si conoscono appunto al perdono delle offese. Se mi prometti di non tornar da capo, ti piglio di nuovo in Compagnia, a quindici lire il mese, alloggio e vitto compreso.
- Sia pure, - rispose Martino che moriva di fame. - Lo fo per amor della Violante, che un giorno o l'altro deve esser mia moglie e legittima sposa. Ma intendiamoci, vossignoria, che non son più un ragazzo!... e se tornate a giocar di mano o a farmi patir la fame, ci guastiamo per l'ultima volta, com'è vero Dio! -
Si rappattumarono anche colla Violante, per intromissione del babbo, il quale però prescrisse che dormissero lontani l'uno dall'altra, in omaggio al buon costume, finché fossero stati marito e moglie.
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