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      Accettava, è vero, per amor della pace, le cortesie e gli inviti a cena dei protettori che la figliuola sapeva trovare in ogni piazza; si lasciava mettere in fondo alla tuba il cartoccio coi dolci o gli avanzi del desinare per la sua vecchiarella che aspettava a casa; ma stava a tavola di mala voglia, senza alzare il naso dal piatto, col cuore grosso. E vedendo Martino che macinava a due palmenti, cuor contento, quell'altro! gli dava fra sé certo titolo che non aveva mai portato, lui!...
      - Ah, no! Non nacqui sotto quella stella, io! -
     
     
      PAGGIO FERNANDO
     
      - Paggio Fernando sarà lei! - esclamò il signor Olinto, puntando l'indice peloso. - Lei sarà un amore di paggio, parola d'onore! -
      Don Gaetanino Longo, rosso dal piacere, seguitò a tormentare i baffetti che non spuntavano ancora, e balbettò:
      - Se crede... se le pare...
      - E come! e come! - Il capocomico, col pugno sull'anca e il busto all'indietro, colla tuba bisunta sull'orecchio, e il mento ispido in mano, saettando un'occhiata sicura di conoscitore di fra le setole delle sopracciglia aggrottate, continuava a dire:
      - Ma sicuro! Lei ha il fisico che ci vuole! Faranno una bella macchia insieme alla mia Rosmunda! -
      Allora scoppiarono i malumori e le gelosie fra i dilettanti raccolti intorno al biliardo nel Casino di conversazione. Si udì prima un'osservazione timida, come un sospiro; poscia il coro delle lagnanze: Perché è figliuolo del sindaco!... Perché torna dagli studi col solino alto tre dita!...
      - Eh?... Che cosa?... Dicano, dicano pure liberamente.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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