Quando non c'era l'amico Barbetti, faceva dei solitari, o si esercitava in certi giuochi di mano coi quali aveva messo sossopra dei teatri. Don Gaetanino, purché lo lasciassero quieto nel suo cantuccio, portava nelle tasche del cappotto salsicciotti e altri salumi, che piacevano tanto alla mamma, felicissimo quando poteva starsene insieme alla Rosmunda, colle mani intrecciate, guardandosi negli occhi, spasimando di desiderio, e volgendo le spalle agli altri.
- Eh? a che punto siamo? - chiedeva il Renna di tanto in tanto. Don Gaetanino rispondeva con un sorriso che voleva sembrar discreto.
- Ma c'è sempre Barbetti?
- Ci vado di notte... - confessò finalmente Gaetanino facendosi rosso, - dalla finestra!... -
Tutto il paese sapeva ch'egli era l'amante della “prima donna” e papà Longo sequestrò le chiavi della dispensa, vedendo diradare i salsicciotti appesi al solaio, e avendo anche dei sospetti quanto al grano e al vino vecchio. Fu un affare serio, poiché l'orologio d'argento messo in pegno non durò neanche quarantott'ore. Per giunta il povero don Gaetanino era geloso di quella bestia di Barbetti, il quale colla Rosmunda si pigliava troppa libertà, senza educazione, subito in confidenza, con quelle manacce sudice sempre per aria, e le barzellette salate che facevano ridere la ragazza. Due o tre volte, giungendo prima dell'ora solita, li aveva trovati a tavola tutti quanti, mangiando e bevendo alla sua barba. Vero è che Rosmunda si era alzata subito, con un pretesto, ed era venuta a dirgli in un cantuccio:
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