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      All'occasione la signora Leda aveva la lingua in bocca anche lei - la bocca amara come il tossico. - Per rifarsela dovette fermarsi al Biffi, a bere qualche cosa. Bibì era là, al solito, in trono fra gli amici. Tutti quanti, ad uno ad uno, per far la corte a lei e a lui, cominciarono a dire ira di Dio della Noemi - che non aveva scuola - che non aveva grazia - che non aveva questo e non aveva quest'altro. Già l'avevano tutti quanti a morte coll'Impresa che lasciava disponibili i migliori soggetti. Poi, dopo che l'amorosa coppia si fu congedata, fra grandi inchini e scappellate - Bibì stavolta volle accompagnare la sua signora per sentir bene come era andata a finire, un po' inquieto e nervoso in fondo, ma disinvolto, giocherellando colla mazzettina, lei tutta arzilla e saltellante, col sorriso di cinabro e le rose sulle guance (quantunque si sentisse soffocare nella giacchetta attillata) per non dar gusto ai colleghi, Scamboletti, il celebre buffo, ch'era anche il burlone della compagnia, mandò loro dietro questo saluto:
      - Lei sì che n'ha della grazia di Dio!... Una balena! - Anzi citò un'altra bestia. - Senza invidia però, Bibì! -
     
      Senza invidia, a lui, Bibì, ch'era un pascià a tre code, e di donne ne aveva sino ai capelli, damone e titolate?... Basta, era un gentiluomo! E sapeva anche quello che andava reso alla sua signora. Ma in quanto all'arte però non era partigiano, e ammirava ugualmente tutti i generi. Leda era del genere classico? E lui l'aveva fatta subito scritturare al Carcano, un teatro di cartello anche questo, non c'è che dire.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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