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      C'era qualcosa per aria? Eh? Che sapeva di certo? - Nulla... di certo, nulla... Chiacchiere. “Tempo di guerre, menzogne per le terre” -. Insomma ciascuno più era al buio di tutto, e più aveva da perdere, e perciò era inquieto, e più Vito Scardo diventava un pezzo grosso, con quell'aria di dico e non dico di chi la sa lunga davvero. Tanto più che verso sera mutò il vento di nuovo: bande, fiaccolate, grida di viva che arrivavano sin lassù, e non si sapeva che credere e che pesci pigliare. Il venerdì fu peggio ancora. Giorno di lutto, in chiesa e fuori, le notizie che facevano a pugni fra di loro, dei curiosi che correvano in piazza per vedere se c'era ancora la bandiera al Municipio. La sera i reverendi accompagnavano il Cristo morto, quando all'improvviso corse la voce: - Correte! - Lassù, al Calvario! - Si vede la città in fiamme! - Figuratevi come restò la processione! Fra Mansueto, nel deporre il cero in sagrestia, gli tremavano le mani. Il guardiano non era tranquillo neppur lui. In refettorio non si mise neppur la tavola. Ciascuno, mogio mogio, era andato a rintanarsi nella sua cella, e aspettava come andava a finire. Verso mezzanotte, toc-toc, fra Giobattista in punta di piedi andò a bussare all'uscio del Padre guardiano - Che è, che non è? - Gli altri religiosi, che avevano il suo peccato ciascuno, e la tremarella addosso, stavano ad origliare, e quando lo videro uscire, poi, dopo mezz'ora, ciascuno voleva sapere la sua. Niente. Si vedrà domani, in capitolo. - Fra Giuseppe Maria protestava che ne aveva abbastanza, del guardianato, e fra Mansueto non voleva fastidi neppur lui.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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