- Basta, vedremo. Sentiremo quello che consiglia lo Spirito Santo -. E spunta infine il sabato santo, sempre in quell'incertezza. Gli stessi curiosi in piazza; la bandiera sul campanile; la città che si vedeva fumare, laggiù, dal Calvario. Intanto, per pigliar tempo, si fecero le funzioni in chiesa, prima di passare ai voti, suonarono le campane a gloria, s'invocò il Veni creator, e finalmente si riunì il capitolo. Padre Giuseppe Maria esordì con un discorsetto tutto miele, tutta manna: - La religione - la fratellanza, - la carità -. Lui domandava perdono a tutti se non era stato all'altezza della carica, mentre ne deponeva il peso, troppo grave per la sua età, supplicando di lasciarlo l'ultimo degli ultimi, semplice servo di Dio. - Fra Mansueto chinava il capo anche lui. Il Padre Lettore cominciò un'orazione in tre punti, per dichiarare che i tempi eran gravi e a reggere la comunità ci voleva giustizia - ci voleva prudenza - tutte le belle cose che aveva detto fra Giobattista. Però il discorso diventava lungo, e fra Serafino pel primo cominciò a interrompere. - Basta. - Lo sappiamo. - Ai voti, ai voti -. Le lingue si confusero, e successe una babilonia. Allora saltò su fra Giobattista; ch'era stato zitto, e disse la sua: - Signori miei, a che giuoco giuochiamo? Altro che perdere il tempo per sapere se deve essere Tizio o Caio a pigliare il mestolo in mano! Qui si tratta che stasera non si sa chi lo piglia sul capo, il mestolo! -
Successe un putiferio. Fra Mansueto, che aveva la maggioranza, voleva approfittare del momento e passar subito ai voti.
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