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      - Caspita, don Raffaele! Dev'esser festa solenne anche per voi, con tante mance che vi daranno i liguorini! -
      Il sagrestano gli rispose con un'occhiataccia.
      - Mance, eh?... Neanche uno sputo in faccia, vossignoria!... Retribuere Domine, bona facientibus, che non costa niente... -
      Figuriamoci Bellonia, che aveva fatto la spesa dei liguorini, e credeva di averli tutti per sé! Villana senza educazione com'era, si diede a insolentire questa e quell'altra. - Suor Celestina che stava al confessionale mezze giornate intere. - Suor Maria Concetta che s'accaparrava padre Amore. - Suor Celestina che basiva dinanzi a padre Cicero. - La gelosia del monastero insomma, Dio ne scampi e liberi. La madre abbadessa allora fece atto d'autorità, per metter freno allo scandalo. Niente liguorini. Niente confessori straordinari. Chi voleva ricorrere al Tribunale della Penitenza c'era don Matteo Curcio, il cappellano solito, nessuna eccettuata, a cominciare dalla Flavetta, ch'è tutto dire. Suor Gabriella non disse nulla, ma non si confessò neppure, né coi liguorini, né col cappellano ordinario, quindici giorni interi. La superiora quindi, a far vedere che non era una Mongiferro per nulla:
      - Suor Gabriella, precetto d'obbedienza, andate a confessarvi da don Matteo Curcio -.
      Suor Gabriella fece anche questa, si presentò al confessionale, con quell'alterigia di casa Flavetta:
      - Son venuta a fare atto d'obbedienza alla madre badessa. Mi presento -.
      E null'altro. Il povero don Matteo Curcio, buono come il pane, non poté frenarsi questa volta.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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