- Voi altre signore monache siete tutte superbe, - disse, - ma vossignoria è la più superba di tutte -.
Bellonia però tenne duro: o il padre liguorino, o niente. Pecu-Pecu dovette tornare a infilare il vestito nuovo e venire a intercedere. L'abbadessa dura lei pure.
- Anche le educande adesso? Ci voleva anche questa adesso! Perché lo tengo padre Curcio allora? -
Pecu-Pecu, che gli cuoceva ancora la spesa dei liguorini, non sapeva darsi pace. - O bella! Come se le educande non potessero avere dei peccati riservati meglio delle professe! Son io infine che pago!... - E nell'andarsene mortificato e deluso si lasciò pure scappar di bocca:
- Sino in Paradiso si deve andare per riguardo umano! Se Bellonia fosse figlia di qualche barone spiantato, l'avrebbe avuto il liguorino! -
Bellonia intanto per spuntarla pensò di mutar registro. Demonio incarnato, si mise a fare la santa, cadendo in estasi ogni quarto d'ora, presa dagli scrupoli se le toccavan una mano, facendo chiamare in fretta e in furia don Matteo Curcio al confessionale due o tre volte al giorno, come se fosse in punto di dannarsi l'anima, per dirgli invece delle sciocchezze, tanto che il pover'uomo ci perdeva il latino e la pazienza.
- Figliuola mia, il troppo stroppia. - Questo è opera della tentazione. - Che c'è di nuovo, sentiamo?
- C'è che ho un peccato grosso. Ma non vuol venir fuori con vossignoria... O che non sapete fare, o che mi siete antipatico... -
Finché il pover'uomo perdé la pazienza del tutto, e le sbatté il finestrino sul muso.
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