- Come la fai questa confessione? Che andate a dirgli al confessore voi altre donne?... Se non dite mai la verità!... -
La poveretta piangeva, si disperava, faceva mille proteste e mille giuramenti. La cugina Orsola alle volte accorreva alle grida, e gli diceva il fatto suo:
- Ma che volete, infine, da lei?... Volete che inventi dei peccati? Volete esser becco per forza? -
E gli toccava mandar giù anche questa e tacere! E gli toccava chinare il capo e cambiar discorso, quando si rideva degli altri mariti disgraziati, con don Marco Crippa e il farmacista.
LA VOCAZIONE DI SUOR AGNESE
Era venuta dopo, alla povera Agnese, la vocazione di prendere il velo, quando la sua famiglia, caduta in rovina, fu costretta a farla monaca per darle un tozzo di pane.
Prima era destinata al mondo. A casa sua filavano e tessevano la biancheria pel corredo di lei, mentr'essa terminava l'educandato a Santa Maria degli Angeli. Suo padre, don Basilio Arlotta, l'aveva già fidanzata col figliuolo del dottor Zurlo, un partitone che faceva gola a tutte le mamme del paese, malgrado la bassa nascita. Bel giovane, bianco rosso e trionfante, egli faceva l'innamorato con tutte quante le ragazze. Com'era figlio unico, e donna Agnesina Arlotta avrebbe portato la nobiltà nei Zurlo, s'era lasciato fidanzare a lei, e aveva preso gusto anche a scaldarle la testa, recitando la sua parte di primo amoroso del paese. Babbo Zurlo che mirava al sodo, e a quella commedia ci credeva poco, diceva in cuor suo: - Il suggeritore lo faccio io.
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