Alla moglie che scopava già il granaio pel frumento che doveva venire dalle Terremorte, disse d'averlo venduto sull'aia. Come essa aspettava i denari della vendita disse che glieli avevano promessi a Natale. - Domani - Doman l'altro - Alla fine del mese -. Il pover'uomo pigliava tempo con tutti, balbettando delle bugie alle quali quasi quasi credeva anche lui, tanto aveva perduta la testa. - Alla vendemmia - Alla raccolta delle olive - E l'usciere era stato pure nelle vigne e nell'oliveto. Finalmente, nella novena di Natale, che le donne avevano fatto voto di digiunare tutti i nove giorni perché Gesù Bambino facesse succedere il matrimonio senza intoppi, scoppiò la bomba.
In casa Arlotta avevano fatto il pane quella mattina. L'Agnese, tutta contenta, stava anche preparando per don Giacomino certe paste che le avevano insegnate al Monastero. E lui stava a vedere, sopra pensieri, piluccando di tanto in tanto un pizzico di pasta frolla e dicendole sbadatamente, soltanto per dire qualche cosa, che essa aveva le mani più bianche del fior di farina... - lì, in cucina, dinanzi al forno, col cappello in testa, proprio come uno della famiglia - quando comparve Menica, la serva, col fascio di sermenti ch'era scesa a prendere in corte, e l'aria sconvolta: - Signora! signora!... - Nell'anticamera udivasi la voce di don Basilio che pregava e scongiurava. La signora corse subito a vedere e non tornò più, senza curarsi che lasciava soli don Giacomino colla figliuola. La povera ragazza, si strinse allora allo sposo, quasi sapesse già che non le rimaneva altro aiuto ed altro conforto: - Cos'è stato, don Giacomino, per l'amor di Dio!
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