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Ah, quando vide il babbo con quella faccia! La faccia che doveva avere in punto di morte. Barcollava come un ubbriaco; andava di qua e di là senza sapere quel che facesse, chiudendo le imposte e le finestre, perché la gente che passava non vedesse l'usciere in casa sua. Imbattendosi a un tratto nel fidanzato di sua figlia, don Basilio lo guardò stralunato, col sudore dell'agonia in viso. Giunse le mani e aprì la bocca senza dir nulla. Allora don Giacomino si mise a cercare il bastone e il pastrano senza dir nulla, facendo ancora finta di non saper niente di niente, per cortesia, ed anche per evitare una scena che gli seccava, borbottando:
- Scusate... Sono d'incomodo... Mi dispiace... -
Ma come don Basilio voleva continuare a fare la commedia dell'uomo tranquillo, coi goccioloni dell'agonia in fronte e pallido più di un morto: - Ma, don Giacomino!... Figuratevi!... Un momento e li sbrigo subito... Passate un momento in camera mia colle donne... - don Giacomino si fermò a guardarlo, verde dalla bile, sul punto di spiattellargli in faccia: - A che giuoco giuochiamo? Finiamola adesso questa commedia! Se lo sanno tutti che siete rovinato! Mi meraviglio di voi che volete imbrogliare un galantuomo... -
Ma tacque ancora per prudenza. Soltanto non ci furono Cristi per trattenerlo. Né la vista dell'Agnesina che gli faceva la scena dello svenimento. Né le lagrime della madre che lo supplicava tremante: - Don Giacomino... Figliuolo mio!... - Egli disse che tornava subito, per cavarsi d'impiccio: - Mi dispiace.
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