Pure, vedendo mastro Nunzio fermo come un macigno, con quella faccia tosta di negadebiti, non poté frenarsi dal rinfacciargli, stando sull'uscio:
- E vi terrete la figliuola... così?
- Non mi avete detto ch'è onorata come una regina? Ho quattro soldi. Le troverò bene un marito a modo mio.
- Ah! per quei quattro soldi! - esclamò l'altro infuriato. - Vendete vostra figlia per cento onze!... Sentite! Scusate! È sangue vostro, sì o no? Siete cristiano? Siete padre, o cosa siete?
- Ah, compare bello! E voi ve lo fate cavare il sangue per gli altri? -
Mastro Alessi se ne andò davvero stavolta, e corse subito a far scappare Bruno prima che la giustizia venisse a cercarlo. Nunziata invece, che mangiava a ufo dalla cugina Menica, e neppure il curato aveva potuto persuadere Marzà a sborsare le cento onze, dovette tornare a casa mogia mogia, e sentirsi dire:
- Vedi se volevano te o il mio denaro? Hai capito adesso? -
Intanto passavano i giorni, e Bruno, temendo di cadere nelle unghie della giustizia, andava pel mondo cercando fortuna, e riducendosi povero e pezzente. Mastro Nunzio, che era padre e cristiano alla fin fine, gli avrebbe pur dato la figliuola, ed anche un po' di roba. Ma cento onze di denaro, no, finch'era vivo! - E Bruno dal canto suo si ostinava invece: - O colle cento onze, o niente -.
Però la Nunziata, piangendo giorno e notte, indusse il padre a discorrerne fra loro e Bruno, in famiglia, e ciascuno avrebbe dette le sue ragioni.
- Ma non sarà qualche tranello poi? - osservò Bruno, come la zia Menica andò a fargli l'imbasciata.
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