Ci aveva spesa tutta la bella gioventù dietro a quel banco, dacché era morta la buon'anima di sua madre. Se fosse stata ancora al mondo, quella, non avrebbe fatto penare la sua creatura per 100 onze di più o di meno. E lì a intenerirsi tutti, e buttarsi piangendo al collo di mastro Nunzio, lei, lo sposo e anche la zia Menica, sinché il babbo dopo aver pestato e ripestato che la gallina si pela dopo morta, che i denari hanno le ali, e quando Bruno Alessi avesse mangiato quelli della dote gli toccava poi a lui mantenere marito e moglie, pure si lasciò andare a promettere le 100 onze, purché ci fosse la sua brava cautela. Nunziata ballava e rideva, comare Menica baciava in terra, ma qui Bruno mostrò il malanimo, che le 100 onze le voleva in mano, perché - metterle alla Banca, no: se le portano via. - Comprare un pezzo di terra, neppure: non danno frutto. - Invece col contante in mano lui avrebbe messo un bel negozio.
- Il negozio è quello che volete fare con questa sciocca che vi crede e si lascia prendere alle vostre commedie! - interruppe nel bel mezzo il vecchio più arrabbiato di prima.
- No! - rispose Nunziata aprendo gli occhi a un tratto, e asciugandosi le lagrime. - No, che non mi lascio prendere! -
E in tal modo sfumarono matrimonio ed amore. Bruno rinfacciò a Nunziata, prima d'andarsene: - Così dicevate di buttarvi nel pozzo? - Lei, di rimando: - Come vi siete ucciso voi col trincetto, tal quale -. Mastro Nunzio chiuse l'uscio, e la figliuola se ne andò a letto furiosa.
Se non fosse stata la vergogna di essersi lasciata cogliere in trappola da quel bel galantuomo, ed era difficile trovarne un altro, avrebbe voluto maritarsi subito subito, per dispetto, anche con uno di mezzo alla strada.
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