Povera amante discesa a rappresentare l'ignobile commedia! - No! No! - Egli indietreggiò barcollante, come se avesse ricevuto un urto al petto, fece qualche passo per la stanza, e tornò a sederlesi allato, cercando di sorriderle ancora, cercando le parole che non venivano.
- È tardi - diss'ella alzandosi. - Saranno quasi le cinque. Devo andarmene -.
Si alzò egli pure senza dir nulla.
Essa cercò il manicotto ed i guanti, si aggiustò il velo sul viso serio e freddo, senza una parola, senza guardarlo, e s'avviò all'uscio. Egli l'apriva già.
- Fatemi il favore. Se ci fosse qualcheduno per la scala...
- Aspettate -.
Uscì a spiare dal pianerottolo e rientrò tosto. - Nessuno -.
L'amata esitò un istante e rialzò la veletta al di sopra della bocca. L'amante finse di non vederla, e le strinse la mano.
- Addio dunque.
- Addio -.
Udì sino all'ultimo scalino il rumore dei passi di lei che altra volta si dileguavano furtivi, e dalla finestra la vide ferma e tranquilla sul marciapiedi, come una che non ci abbia più nulla da nascondere adesso, accennando a un cocchiere d'accostarsi, con un gesto grazioso della destra infilata nel manicotto.
RACCONTI E BOZZETTI
(1880-1922)
UN'ALTRA INONDAZIONE
Mi rammento, nell'ultima eruzione dell'Etna, di avere assistito ad uno di quei semplici episodi che vi colpiscono più profondamente della catastrofe istessa. Era lo spettacolo di un casolare, in fondo alla valle, che la lava stava per seppellire. Davanti al casolare, c'era un cortiletto, cinto da un muricciuolo, il quale aveva arrestato per poco la corrente, e le scorie gli si ammonticchiavano addosso adagio adagio; sembrava si gonfiassero, come un rettile immane irritato, e scoppiavano in larghi crepacci infuocati.
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Etna
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