Pagina (966/993)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      -
      Infine il torto cadeva su di lui. In giugno, colla schiera dei mietitori assoldati dal capoccia, giunse al podere anche Vito Scanna, tutto cencioso, senz'altro bene che la sua falce.
      - Guardate che non voglio scene fra di voi! - raccomandò il fattore. - Ciascuno al suo lavoro, com'è dovere -.
      Sicché gli toccò anche vedersi Scanna mattina e sera sotto il naso, mangiare e bere e cantare come la cicala, nelle ore calde, per non sentire il sole. Un giorno che il sole gli scaldò la testa a tutti e due, e volevano bucarsi la pancia colla forca, per amore di quella donna, il fattore li minacciò di scacciarli su due piedi, e convenne aver pazienza. Certo è che Betta doveva fare la mala vita, ora che Vito Scanna l'aveva abbandonata.
      Il Signore l'aveva castigata, come soleva dire comare Senzia. Zio Menico portava a casa vino, olio, frumento, al par della formica, nella casa senza padrona, dove la zia Senzia si godeva tutto.
      - Solo come un cane non posso starci - diceva lui, il poveraccio, per scolparsi. - Chi baderebbe alla casa e mi farebbe cuocere la minestra? -
      Il curato, servo di Dio, cercava di toccargli il cuore, e far cessare lo scandalo, ora che sua moglie era sola e pentita. - Aprite le braccia e perdonatele, come al figliuol Prodigo, adesso che s'avvicina il Santo Natale.
      - Come posso vedermela di nuovo in casa, vossignoria, dopo il tradimento che mi ha fatto? - rispondeva lo zio Menico - senza pensare a Vito Scanna, che stavamo per ammazzarci colla forca, Dio libero, alla messe!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





Vito Scanna Scanna Betta Vito Scanna Senzia Menico Senzia Dio Prodigo Santo Natale Menico Vito Scanna Dio