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      - Di dove sei? Non capisci nemmeno la lingua del paese dove vai? Che ci sei venuto a fare? - L'altro balbettò infine qualche parola che nessuno capiva, come una povera bestiola che non sa dire il suo bisogno. - Poveretto! - disse la Lia. - Carne venduta! - ribatté compare Nunzio. Il soldato guardava lui, guardava la ragazza, e non aggiungeva altro. Poi si alzò da sedere, affibbiò il cinturone, rimise in spalla il suo fucile, e se ne andò cogli altri.
      - Va, vattene alla malora! - gli gridò dietro lo zio Nunzio. - Tu e chi ti paga! -
      Colla notte scese un gran silenzio, come succede al cadere del vento, prima della burrasca. Solo, per quanto era lungo lo stradale, correva un uggiolìo di cani. A un tratto, dietro le imposte sbarrate del casolare si udì un gran tramestìo, della gente in folla che correva, e delle voci alte e brusche, in mezzo al mormorio. Verso l'alba si udirono pure le prime fucilate, e il cannone laggiù, e le campane che suonavano a martello, nella città. Poi cannonate e fucilate scoppiarono vicine, furiose, come un uragano. Il muro del pollaio crollò a un tratto, e sulle tegole le palle fioccavano fitte come una grandinata. Insieme grida e urli disperati, dei colpi tirati a bruciapelo, dalle imposte, dalle finestre, e degli altri colpi che rispondevano, dalle siepi, da ogni albero vicino, dalla cresta dei muri, di lassù in cima allo stradale. Una tempesta di colpi che squassò casa e villaggio, per più di un'ora, e si lasciò dietro uno strascico di gemiti e di rantoli, quando si dileguò infine, laggiù, verso il piano, distruggendo e bruciando ove passava, e i cadaveri sparsi, per la via, fra i seminati, lungo i muri, dietro le siepi.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





Lia Nunzio Nunzio