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      L'agnella, come se capisse il discorso, ricominciò a belare, con una voce tremola che sembrava il pianto di un bambino, e toccava il cuore. Sobbalzava di nuovo a scosse, rizzando il capo, e tornava a batterlo sulla tavola come un martello.
      - Basta! basta, per carità! - esclamò la donna, giungendo le mani, quasi fuori di sé.
      - No, l'agnella non la tocca neppure, appena si trova preso in trappola con essa... Le gira intorno, nella buca... gira e rigira... tutta la notte, per cercar di fuggirla anche... la tentazione... Come capisse che è finita, e bisogna domandar perdono a Dio e agli uomini... Bisogna vederlo, appena spunta il giorno, con quella faccia rivolta in su, che aspetta i cani e i cacciatori, con gli occhi che ardono come due tizzoni... -
      Si alzò finalmente, adagio adagio, e si mise a girondolare per la stanza, come un fantasma, strascicando le ciocie fradice, frucacchiando qua e là, col lume in mano.
      - Ma che cercate? Che volete? - chiese la povera moglie, annaspandogli dietro affannata.
      Egli rispose con una specie di grugnito, e cacciò il lume sotto il letto.
      - Ecco, ecco, l'ho trovato -.
      Il turbine in quel momento parve portarsi via la casa. Uno scompiglio in cucina: la donna che strillava, attaccata all'uscio: una ventata soffiò sul lume a un tratto, e buona notte.
      - Santa Barbara! Santa Barbara!... Aspettate... Cerco gli zolfanelli... Dove siete? Dove andate? Rispondete almeno!
      - Zitta - disse Lollo ch'era corso a stangare la porta di casa. - Zitta, non ti muovere, tu! -


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
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