E l'altro, di laggiù, vide lei sola, in quel formicolio umano, udì, indovinò il nome e la domanda ansiosa, e rispose certo con una parola, un segno che al di sopra della folla, della confusione, del frastuono giunsero diritti a lei, che si cacciò le mani nella criniera arruffata, senza una parola, senza un grido, e cadde, scomparve nell'ondata di altri che gridano e chiamano ansiosi, dolorosamente egoisti.
UNA CAPANNA E IL TUO CUORE
La capanna stavolta era l'Albergo della Stella. Quando vi giunsi, fra quelle quattro case arrampicate in cima al monte, dopo una giornata afosa nelle bassure della zolfara, mi parve di essere davvero nelle stelle, all'ombra della tettoia sgangherata che faceva da angiporto.
- Una stanza? - uscì a dire l'ostessa asciugandosi il sugo di pomidoro dalle braccia. - Ma ci abbiamo tutta la compagnia.
- Oh!
- Sicuro, quella delle operette. Però, se si contenta della mia... -
Passando pel baraccone tutto scompartimenti come una stalla, vidi infatti una bella giovane che si rizzò lesta dal tavolato dov'era distesa, e mi salutò arrossendo un poco anche sotto il rossetto della sera innanzi.
Dovetti accontentarmi, poiché non ci era altro, della stamberga con tanto di letto matrimoniale dell'ostessa, e mentre essa apparecchiava un po' di tavola “per quel che c'era”, si udì un baccano dalla parte della compagnia.
- È la lavandaia che viene a fare le solite scenate, - disse l'ostessa. - Gente senza educazione. Ora vo a dire che ci sono dei forestieri -.
Ma fu inutile, e il diavoleto peggio di prima.
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Albergo Stella
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