Le mamme, in crocchio nella strada, discorrevano anch'esse di Alfio Mosca, che fino la Vespa giurava di non averlo voluto per marito, diceva la Zuppidda, perché la Vespa aveva la sua brava chiusa, e se voleva maritarsi non prendeva uno il quale non possedeva altro che un carro da asino: «carro cataletto» dice il proverbio. Ella ha gettato gli occhi su di suo zio Campana di legno, la furbaccia!
Le ragazze fra di loro prendevano le parti di Mosca, contro quella brutta Vespaccia; e la Nunziata poi si sentiva il cuore gonfio dal disprezzo che gettavano su di compare Alfio, pel solo motivo che era povero, e non aveva nessuno al mondo, e tutto a un tratto disse a Mena: — Se fossi grande io me lo piglierei, se me lo dessero.
La Mena stava per dire anche lei qualche cosa; ma cambiò subito discorso.
— Che ci vai tu alla città, per la festa dei Morti?
— No, non ci vado perché non posso lasciar la casa sola.
— Noi ci andremo, se il negozio dei lupini va bene; l'ha detto il nonno.
Poi ci pensò su, e soggiunse:
— Compar Alfio ci suole andare anche lui, a vendere le sue noci.
E tacquero entrambe, pensando alla festa dei Morti, dove compar Alfio andava a vendere le sue noci.
— Lo zio Crocifisso, con quell'aria di Peppinino se la mette in tasca la Vespa! ripigliava la cugina Anna.
— Questo vorrebbe lei! rispose di botto la Zuppidda, la Vespa non vorrebbe altro, che se la mettesse in tasca! Ella gli è sempre per casa, come il gatto, col pretesto di portargli i buoni bocconi, e il vecchio non dice di no, tanto più che non gli costa nulla.
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