Ella lo ingrassa come un maiale, quando gli si vuol fare la festa. Ve lo dico io, la Vespa vuole entrargli in tasca!
Ognuna diceva la sua dello zio Crocifisso, il quale piagnucolava sempre, e si lamentava come Cristo in mezzo ai ladroni, e intanto aveva denari a palate, ché la Zuppidda, un giorno che il vecchio era malato, aveva vista una cassa grande così sotto il letto.
La Longa si sentiva sullo stomaco il debito delle quarant'onze dei lupini, e cambiò discorso, perché le orecchie ci sentono anche al buio, e lo zio Crocifisso si udiva discorrere con don Giammaria, mentre passavano per la piazza, lì vicino, tanto che la Zuppidda interruppe i vituperi che stava dicendo di lui per salutarlo.
Don Silvestro rideva come una gallina, e quel modo di ridere faceva montare la mosca al naso allo speziale, il quale per altro di pazienza non ne aveva mai avuta, e la lasciava agli asini e a quelli che non volevano fare la rivoluzione un'altra volta.
— Già, voi non ne avete mai avuta, perché non sapreste dove metterla! gli gridava don Giammaria; e don Franco, ch'era piccino, ci si arrabbiava e accompagnava il prete con parolacce che si sentivano da un capo all'altro della piazza, allo scuro. Campana di legno, duro come un sasso, si stringeva nelle spalle, e badava ripetere che a lui non gliene importava, e attendeva ai fatti suoi. — Come se non fossero fatti vostri quelli della Confraternita della Buona Morte, che nessuno paga più un soldo! gli diceva don Giammaria. — La gente, quando si tratta di cavare i denari di tasca, diventa una manica di protestanti, peggio dello speziale, e vi lascia tenere la cassa della Confraternita per farvi ballare i sorci, che è una vera porcheria!
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