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      — Lo sentite! anche quello che mangio! borbottava don Giammaria fra i denti; fanno anche la spia ai servi di Dio per contar loro i bocconi! Tutto in odio alla chiesa! — e incontrandosi naso a naso con don Michele, il brigadiere delle guardie doganali, il quale andava attorno colla pistola sullo stomaco, e i calzoni dentro gli stivali, in cerca di contrabbandieri: — A questi altri non glielo fanno il conto di quel che mangiano.
      — Questi qui mi piacciono! rispondeva Campana di legno: questi qui che stanno a guardia della roba dei galantuomini mi piacciono!
      — Se gli dessero l'imbeccata sarebbe della setta anche lui! diceva fra di sé don Giammaria picchiando all'uscio di casa. Tutti una manica di ladri! e continuò a borbottare, col picchiatoio in mano, seguendo con occhio sospettoso i passi del brigadiere che si dileguavano nel buio, verso l'osteria, e rimuginando perché andasse a guardarli dalla parte dell'osteria gl'interessi dei galantuomini colui!
      Però compare Tino lo sapeva perché don Michele andasse a guardare gl'interessi dei galantuomini dalla parte dell'osteria, ché ci aveva perso delle notti a stare in agguato dietro l'olmo lì vicino per scoprirlo; e soleva dire:
      — Ci va per confabulare di nascosto con lo zio Santoro, il padre della Santuzza. Quelli che mangiano il pane del re devono tutti far gli sbirri, e sapere i fatti di ognuno a Trezza e dappertutto, e lo zio Santoro, così cieco com'è, che sembra un pipistrello al sole, sulla porta dell'osteria, sa tutto quello che succede in paese, e potrebbe chiamarci per nome ad uno ad uno soltanto a sentirci camminare.


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I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





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