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      Che non tutti pensano come voi, a rimandare le cose da oggi a domani!
      — E tu che fretta hai?
      — Pur troppo. Voi ci avete tempo, voi; ma se credete che gli altri vogliano far venire gli anni di San Giuseppe per maritarsi!…
      — L'annata è scarsa, diceva Campana di legno, e non è tempo di pensare a queste cose.
      La Vespa allora si appuntellò le mani sui fianchi, e sfoderò la lingua come un pungiglione.
      — Ora sentite, che questa voglio dirvela! Alla fin fine la mia roba ce l'ho, e grazie a Dio non sono in istato di dover mendicare un marito. O che credete? E se non fosse che mi avevate messo quella pulce nell'orecchio, colle vostre lusinghe, ne avrei trovato cento di mariti, e Vanni Pizzuto, e Alfio Mosca, e il cugino Cola, che mi stava cucito alla gonnella, prima di andar soldato, e non mi lasciava legare una calza. Tutti che friggevano d'impazienza, e non mi avrebbero menato tanto tempo pel naso, da Pasqua a Natale, come avete fatto voi!
      Lo zio Crocifisso stavolta si mise la mano dietro l'orecchio, per sentirci, e cominciò a lisciarla con buone parole.
      — Sì, lo so che sei una ragazza di giudizio, per questo ti voglio bene, e non sono come quelli che ti corrono dietro per acchiapparti la chiusa, che poi se la mangerebbero all'osteria della Santuzza.
      — Non è vero che mi volete bene, seguitava ella, respingendolo a gomitate, se fosse vero lo sapreste quel che dovete fare, e lo vedreste che non ci ho altro per il capo.
      Ella gli voltava le spalle corrucciata, e senza avvedersene andava stuzzicandolo coll'omero.


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I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





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