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      — Tutto per fargli credere che senza di lui la paranza non andrebbe, aggiunse Barabba. Sbirro!
      — Ora gli dirà che il pesce l'ha preso lui, per l'abilità sua, con tutto il mare fresco. Guarda come affondano le reti, i sugheri non si vedono più.
      — O ragazzi! gridò lo zio Cola, vogliamo tirare le reti? perché se ci arriva la maretta ce le strappa di mano.
      — Ohi! oohi! cominciarono a vociare gli uomini della ciurma passandosi la fune.
      — San Francesco! esclamava lo zio Cola, ei non par vero che abbiamo preso tutta questa grazia di Dio, colla maretta.
      Le reti formicolavano e scintillavano al sole a misura che s'affacciavano dall'acqua, e tutto il fondo della paranza sembrava pieno d'argento vivo. — Padron Fortunato ora sarà contento, mormorò Barabba, tutto rosso e sudato, e non ci rinfaccerà quei tre carlini che ci dà per la giornata.
      — Questo ci tocca a noi! aggiunse 'Ntoni, a romperci la schiena per gli altri; e poi quando abbiamo messo assieme un po' di soldi, viene il diavolo e se li mangia.
      — Di che ti lagni? gli disse il nonno, non te la dà la tua giornata compare Fortunato?
      I Malavoglia si arrabattavano in tutti i modi per far quattrini. La Longa prendeva qualche rotolo di tela da tessere, e andava anche al lavatoio per conto degli altri; padron 'Ntoni coi nipoti s'erano messi a giornata, s'aiutavano come potevano, e se la sciatica piegava il vecchio come un uncino, rimaneva nel cortile a rifar le maglie alle reti, a raccomodar nasse, e mettere in ordine degli attrezzi, ché era pratico di ogni cosa del mestiere.


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I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





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