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      Questi sono affari nostri. Le ragazze si maritano così, se no vi restano sulla pancia, come le casseruole vecchie.
      — Che maritare! ora che è venuto l'usciere!
      Allora la Zuppidda gli piantava le mani sulla faccia.
      — Che lo sapevate che doveva venire l'usciere? Voi abbaiate sempre a cose fatte, ma un dito, che è un dito, non lo sapete muovere. Infine l'usciere non se la mangia, la gente.
      L'usciere è vero che non si mangia la gente, ma i Malavoglia erano rimasti come se li avesse presi un accidente tutti in una volta, e stavano nel cortile, seduti in cerchio, a guardarsi in viso, e quel giorno dell'usciere non si misero a tavola in casa dei Malavoglia.
      — Sacramento! esclamava 'Ntoni. Siamo sempre come i pulcini nella stoppa, ed ora mandano l'usciere per tirarci il collo.
      — Cosa faremo? diceva la Longa.
      Padron 'Ntoni non lo sapeva, ma infine si prese in mano la carta bollata e andò a trovare lo zio Crocifisso coi due nipoti più grandicelli, per dirgli di prendersi la Provvidenza, che mastro Turi l'aveva rattoppata allora allora, e al poveraccio gli tremava la voce come quando gli era morto il figlio Bastianazzo. — Io non so niente, gli rispose Campana di legno. Io non c'entro più. Ho venduto il mio credito a Piedipapera e dovete sbrigarvela con lui.
      Piedipapera appena li vide venire in processione cominciò a grattarsi il capo. — Cosa volete che ci faccia? rispose lui; io sono un povero diavolo e ho bisogno di quei denari, e della Provvidenza non so che farne, perché non è il mio mestiere; ma se la vuole lo zio Crocifisso vi aiuterò a venderla.


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I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





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