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      Or ora torno.
      Quei poveracci rimasero ad aspettare seduti sul muricciolo, e senza aver coraggio di guardarsi in faccia; ma gettavano occhiate lunghe sulla strada donde s'aspettava Piedipapera, il quale comparve finalmente adagio adagio — ma quando voleva sapeva arrancare speditamente colla sua gamba storpia. — Dice che è tutta rotta come una scarpa vecchia, e non sa che farsene; gridò da lontano; — mi dispiace, ma non ho potuto far nulla. Così i Malavoglia se ne tornarono a casa colla carta bollata in mano.
      Pure qualche cosa bisognava fare, perché quella carta bollata lì, posata sul canterano, avevano inteso dire, si sarebbe mangiato il canterano, la casa e tutti loro.
      — Qui ci vuole un consiglio di don Silvestro il segretario, suggerì Maruzza. Portategli quelle due galline là, e qualche cosa vi saprà dire.
      Don Silvestro disse che non c'era tempo da perdere, e li mandò da un bravo avvocato, il dottor Scipioni, il quale stava di casa in via degli Ammalati, di faccia allo stallatico dello zio Crispino, ed era giovane, ma quanto a chiacchiere ne possedeva da mettersi in tasca tutti gli avvocati vecchi che pretendevano cinque onze per aprir la bocca, mentre lui si contentava di venticinque lire.
      L'avvocato Scipioni stava facendo delle spagnolette, e li fece andare e venire due o tre volte prima di dar loro pratica; il bello poi era che andavano tutti in processione, l'un dietro l'altro, e da principio ci si accompagnava anche la Longa colla bimba in collo, per aiutare a dire le proprie ragioni, e così perdevano tutti la giornata.


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I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





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